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- La stimolazione transcranica, un nuovo procedimento per curare i malati di Alzheimer. Le ricerche all’Università di Vienna. Si aprono serie speranze cognitive per il futuro della malattia.
Le demenze e le malattie neurodegenerative come l’Alzheimer, il Parkinson o la SLA non sono più solo un tema da addetti ai lavori. Parlare di demenza significa parlare di un insieme di disturbi che portano a un lento e progressivo declino delle funzioni mentali: memoria, linguaggio, capacità di orientarsi. IMAGE COURTESY OF https://theconversation.com/es-contagiosa-la-enfermedad-de-alzheimer-108864 La forma di neurodegenerazione più diffusa è l’Alzheimer, che rappresenta circa due terzi dei casi. In base alle conoscenze odierne, il fattore scatenante della malattia di Alzheimer sarebbero molecole proteiche nocive che si vengono a formare esternamente ai neuroni compromettendone il funzionamento. Una molecola in particolare, la beta-amiloide, si accumula e si deposita nel cervello dei pazienti con malattia di Alzheimer. Si vengono così a formare le cosiddette placche a causa delle quali si verifica un peggioramento della circolazione sanguigna e di un anomalo apporto di ossigeno e di energia al cervello con conseguente degenerazione delle funzioni cognitive. Altre forme di demenza neurodegenerativa includono la demenza vascolare, la demenza a corpi di Lewy e la demenza fronto-temporale. Con l’invecchiamento della popolazione sempre più famiglie si trovano a convivere con queste patologie che colpiscono il cervello, compromettendo memoria, movimento e autonomia dei parenti più fragili. Oggi, grazie alle neuroscienze, si stanno aprendo nuove strade terapeutiche. Negli ultimi anni, i ricercatori hanno sviluppato metodi per “modulare” l’attività del cervello senza dover ricorrere alla chirurgia. Tra queste, una delle più promettenti è la stimolazione transcranica, una tecnica non invasiva che “dialoga” con il cervello tramite impulsi elettrici, sonori o onde magnetiche. Già oggi sono state sviluppate varie tecniche con risultati promettenti: TMS (Stimolazione Magnetica Transcranica) che utilizza campi magnetici per attivare aree specifiche del cervello. La TDCS (Stimolazione Transcranica a Corrente Diretta) che impiega piccole correnti elettriche per regolare l’attività neuronale. Image courtesy of Storz https://www.storzmedical.com/it/discipline/neurologia-introduzione/ La tecnologia più recente è la TPS® (Stimolazione Transcranica a Impulsi) che utilizza onde d’urto a bassa energia per stimolare le aree cerebrali più profonde. Le onde d’urto sono impulsi acustici che vengono impiegati con successo dal 1980 per il trattamento di diversi quadri patologici. Hanno la caratteristica di permettere all’energia fisica di agire in aree tissutali circoscritte, inducendo la meccanotrasduzione, la stimolazione dei fattori di crescita (VEGF) e il rilascio di ossido di azoto. L’efficacia delle onde d’urto nelle malattie neurologiche quali spasmi post-traumatici e paralisi spastiche è stata riconosciuta a metà degli anni novanta del secolo scorso. Nel 2015 sono stati effettuati i primi trattamenti su pazienti affetti da malattia di Alzheimer presso l’università di Vienna. Nel 2018 la TPS ha ricevuto l’autorizzazione per il trattamento del sistema nervoso centrale in pazienti affetti da malattia di Alzheimer. La stimolazione transcranica rappresenta una promettente terapia complementare nella malattia di Alzheimer e in genere nelle malattie neurodegenerative. Sebbene non costituisca ancora una cura definitiva, può migliorare significativamente la qualità di vita dei pazienti e rallentare il decorso di alcune patologie. La ricerca in questo campo è in rapida evoluzione e potrebbe, nei prossimi anni, portare a interventi più efficaci e mirati, capaci di riscrivere il futuro della neurologia. La stimolazione transcranica è un esempio di come la medicina stia diventando sempre più “su misura”. In futuro, grazie all’integrazione con tecnologie di imaging e intelligenza artificiale, sarà possibile personalizzare il trattamento in base al profilo specifico del paziente. Luciano Bassani
- GERUSALEMME: UNA BIOCITTÀ EMERGENTE
Sebbene Tel Aviv sia comunemente riconosciuta come la capitale dell’alta tecnologia israeliana, è Gerusalemme a distinguersi come centro nevralgico dell’innovazione nelle scienze della vita. La città ospita un vivace distretto biomedico con tre hub tecnologici e circa 140 imprese attive nel settore. Gerusalemme: biocittà del futuro Di queste, circa il 66% si occupa di biofarmaceutica, ovvero della produzione di farmaci da organismi viventi anziché da sostanze chimiche sintetiche. ” Gerusalemme possiede tutti gli elementi per affermarsi come una biocittà di primo piano,” afferma Joe van Zwaren, presidente di JLM-BioCity, una rete fondata nel 2012 che oggi riunisce oltre 1.000 professionisti, tra scienziati, medici, imprenditori e investitori del settore biomedico. Con l’Università Ebraica, ospedali d’eccellenza, la scuola di design Bezalel e una solida infrastruttura accademica nelle scienze della vita e nell’ingegneria medica, il potenziale della città è straordinario”. Yaron Suissa, CEO di JLM-BioCity, aggiunge: “Vogliamo che Gerusalemme diventi un punto di riferimento globale per l’innovazione biomedica. Solo negli ultimi mesi abbiamo ricevuto cinque delegazioni biotech internazionali e numerose startup in visita. Il nostro ruolo è valorizzare le risorse del territorio e promuoverle su scala locale e globale.” A supportare questo ecosistema è l’iniziativa BioJerusalem , lanciata dalla Jerusalem Development Authority per facilitare l’insediamento di nuove imprese nel campo delle scienze della vita e attrarre capitali e collaborazioni strategiche. Nonostante la presenza di grandi aziende come Teva Pharmaceuticals, il rapporto di BioJerusalem evidenzia che circa il 40% delle imprese biomediche della città ha meno di cinque anni di vita e impiega meno di sette persone. Tra queste, alcune realtà stanno emergendo come esempi di eccellenza nel panorama biotech. Ecco alcune promettenti aziende biotecnologiche nate a Gerusalemme: . HIL Applied Medical vuole rendere accessibile la protonterapia, una tra le forme più avanzate di radioterapia per i tumori. Sfruttando una tecnologia brevettata all’Università Ebraica, l’azienda sta sviluppando un sistema compatto e più economico rispetto a quelli oggi disponibili . Cell Cure Neurosciences lavora a terapie innovative per patologie degenerative della retina e del sistema nervoso, utilizzando cellule staminali embrionali umane. Uno dei suoi principali progetti mira a trattare la degenerazione maculare legata all’età, causa principale di cecità tra gli anziani. Immunity Pharma - https://immunitypharma.com/about-us/about • Immunity Pharma è impegnata nella ricerca di terapie contro la SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica). Il farmaco sperimentale ha già mostrato risultati promettenti , e uno studio clinico di Fase II è in fase di avvio. Futuri sviluppi potrebbero includere applicazioni per il Parkinson e l’Alzheimer. • Immunovative Therapies ha creato AlloStim, un innovativo trattamento immunoterapico che agisce come un vaccino personalizzato contro il cancro, basato su cellule da donatori sani e antigeni tumorali del paziente. I risultati preliminari hanno evidenziato un prolungamento della sopravvivenza anche in casi terminali. • Izun Pharmaceuticals sviluppa terapie multifunzionali a base di estratti botanici, mirate a ridurre l’infiammazione e favorire la guarigione naturale. I suoi prodotti coprono diverse aree, dall’oncologia alla salute orale e femminile. È attiva anche nel settore della cannabis terapeutica. • NIMD sta realizzando Hyperthermed , una tecnologia non invasiva per la distruzione selettiva di tumori solidi come il cancro al seno, il melanoma e il glioblastoma. Il sistema impiega nanoparticelle approvate dalla FDA che, una volta riscaldate da microonde, distruggono le cellule tumorali senza danneggiare i tessuti sani.Gerusalemme sta rapidamente emergendo come un polo biotecnologico di respiro internazionale grazie a un mix virtuoso di accademia, sanità, design e imprenditorialità. Il futuro della medicina potrebbe passare proprio da qui . Luciano Bassani
- La scienza al Weizmann non si ferma: scoperte molecole di RNA in grado di rigenerare i nervi
Nonostante un missile balistico iraniano abbia distrutto otto dei suoi laboratori, la ricerca al Weizmann Institute of Science non si è fermata. Un team guidato dal Prof. Michael Fainzilber ha scoperto centinaia di molecole di RNA non codificante, note come B2-SINEs, in grado di stimolare la rigenerazione dei nervi danneggiati, sia nel sistema nervoso periferico che in quello centrale, inclusi cervello e midollo spinale. Luca Spizzichino| 16-07-2025 - SHALOM - MAGAZINE COMUNITÀ EBRAICA DI ROMA CLICCA SUL LINK PER ACCEDERE ALL'ARTICOLO https://www.shalom.it/israele/la-scienza-al-weizmann-non-si-ferma-scoperte-molecole-di-rna-in-grado-di-rigenerare-i-nervi/
- IL "BAGNO NELLA FORESTA" PER SUPERARE I TRAUMI
Si stima che circa 3 milioni di israeliani abbiano subito danni mentali a causa della guerra, tra cui migliaia di adolescenti sfollati dalle loro case vicino a Gaza e al confine settentrionale. Resilience Journey - Courtesy of Israel 21 https://www.israel21c.org/can-a-journey-through-nature-heal-teens-war-trauma/ "Resilience Journeys" sta svolgendo un ruolo cruciale nel supportare i giovani israeliani colpiti direttamente o indirettamente dalla guerra , offrendo esperienze terapeutiche attraverso l'ecoterapia nei magnifici paesaggi naturali del Paese. Questo programma, nato nel contesto delle crescenti necessità psicologiche dei giovani traumatizzati, si basa su un approccio scientifico consolidato che dimostra l'efficacia della natura nel migliorare il benessere emotivo. Come spiegato da Lawrence Kasmir, l'idea di "bagno nella foresta" è un concetto che ha preso piede in Giappone e si sta rivelando utile anche in Israele. La struttura dei viaggi è accuratamente pianificata per promuovere la crescita personale, permettendo agli adolescenti di ricoprire vari ruoli e affrontare sfide preparate intenzionalmente per aiutarli a superare i loro limiti. L’assegnazione di ruoli specifici e obiettivi pedagogici quotidiani hanno dimostrato di incrementare la fiducia in se stessi e la capacità di affrontare situazioni difficili. Le storie di successo e i progressi dei partecipanti testimoniano l'importanza di questo approccio: i ragazzi, inizialmente riluttanti, riescono a trovare la motivazione e l'entusiasmo per conquistare le loro paure e costruire legami tra di loro. L’impatto del progetto va oltre il semplice miglioramento del benessere psicologico: offre a questi giovani la possibilità di sentirsi parte di una comunità e di realizzare il proprio potenziale, contribuendo così alla loro crescita personale. La SPNI ( Società per la protezione della natura in Israele) ha intenzione di espandere ulteriormente il programma per raggiungere più giovani e comunità, riconoscendo che gli effetti della guerra colpiscono anche coloro che non sono direttamente coinvolti nei conflitti. Questo approccio inclusivo è fondamentale per garantire che ogni bambino in Israele possa beneficiare di esperienze che favoriscano la resilienza e la guarigione. Resilience Journey - Image Courtesy of 21C Naama Shalem, responsabile del progetto Resilience Journeys, lavora per SPNI da 10 anni e ha lavorato come fisioterapista negli ospedali dopo il 7 ottobre. Resilience Journeys offre esperienze immersive di quattro giorni in contesti naturali in tutto Israele, tra cui Eilat, il deserto della Giudea e l'area del Carmelo. Ogni percorso inizia con un incontro preparatorio e si conclude con una sessione di follow-up. Naama Shalem, racconta a Israel 21: ”sin dal suo inizio, poco dopo il 7 ottobre, l'iniziativa di ecoterapia più ampia del SPNI, chiamata Nature Heals , ha aiutato oltre 110.000 persone in tutto Israele. In particolare, il progetto Resilience Journeys ha finora raggiunto circa 300 adolescenti, inclusa una prima esperienza con partecipanti di Majdal Shams , una comunità drusa del nord che è stata devastata da un attacco terroristico con razzi lo scorso anno”. L’organizzazione sta anche sviluppando varianti del programma per i bambini più piccoli (classi 4-5) e per i soldati congedati. Come afferma Kasmir: "Siamo la Società per la Protezione della Natura in Israele e ora utilizziamo la natura in Israele per proteggere la società”. Luciano Bassani
- PAUSE E VOLUME AL 60% EVITANO I DANNI DA CUFFIE
La tecnologia di cancellazione del rumore non è una novità: è iniziata decenni fa per i piloti che avevano bisogno di sentire nonostante il rombo dei motori degli aerei. Esistono due tipi di cuffie con cancellazione del rumore: quelle attive usano la tecnologia intelligente per combattere il rumore, mentre quelle passive si affidano a una spessa imbottitura per bloccarlo. Cuffie con cancellazione attiva del rumore hanno la capacità di eliminare i suoni e i rumori di fondo che disturbano le nostre telefonate o la nostra concentrazione nell'ascolto. Il meccanismo alla base di questa funzione è un piccolo microfono che, grazie ad algoritmi specifici, emette onde sonore invertite rispetto ai suoni indesiderati, al fine di neutralizzarli. I suoi benefici sono apprezzabili dagli appassionati di musica e podcast che vogliono immergersi nell'ascolto anche in luoghi affollati o a chi ama addormentarsi con i propri suoni preferiti nelle orecchie. Queste cuffie offrono vantaggi tra cui la riduzione dello stress, una migliore concentrazione e una migliore qualità del suono a volumi più bassi, in particolare in ambienti rumorosi, ma non sono completamente libere da rischi. E una domanda sorge spontanea: potrebbero danneggiare segretamente le orecchie? Con milioni di persone che le usano ogni giorno, capirne gli effetti è importante per mantenere l'udito acuto. Troppo silenzio rende il cervello meno abile nel distinguere i suoni. Ciò porta a problemi di comprensione delle conversazioni o di distinzione dei suoni in luoghi rumorosi. Ciò è dovuto al fatto che il cervello "dimentica" come filtrare questi suoni. I professionisti medici hanno notato una tendenza alla difficoltà di udito negli individui più giovani, nonostante risultino valori normali ai test audiometrici. Ciò solleva interrogativi sul ruolo delle cuffie antirumore. L'uso prolungato delle cuffie ad alto volume può causare un ronzio costante nelle orecchie. Alcune persone segnalano anche pressione alle orecchie, in particolare con la cancellazione attiva del rumore, che porta a mal di testa o fastidio. L'uso frequente di cuffie antirumore rende più difficile capire da dove provengono i suoni, il che potrebbe essere pericoloso in alcuni luoghi. Se si bloccano troppo i suoni quotidiani i rumori normali sembreranno troppo forti quando si tolgono le cuffie. Un rapporto della BBC ha condiviso storie di persone che hanno notato cambiamenti nell'udito dopo un uso intenso di cuffie antirumore, sollevando bandiere rosse. Esperti come Renee Almeida dell'Imperial College Healthcare NHS Trust affermano che il cervello ha bisogno di sentire il rumore di fondo per capire su cosa è più importante concentrarsi. "C'è una differenza tra sentire e ascoltare", ha detto alla BBC. "Possiamo vedere che le capacità di ascolto ne risentono". Claire Benton, vicepresidente della British Academy of Audiology, afferma che il cervello potrebbe dimenticare come filtrare il rumore di fondo, come il clacson delle auto, se si indossano troppo spesso le cuffie antirumore. Oltre ai problemi di udito, le cuffie, in particolare quelle wireless, espongono anche ai campi elettromagnetici ( EMF), sollevando ulteriori problemi di salute. Per ridurre al minimo i rischi è consigliabile seguire la regola 60/60 (60% del volume per 60 minuti), fare pause regolari e utilizzare cuffie con cancellazione del rumore in modo selettivo piuttosto che costantemente. E’ dunque consigliabile fare respirare le orecchie almeno ogni ora e lasciare che i suoni naturali, come lo stormire delle foglie, il sibilo del vento il canto degli uccelli, o il chiacchiericcio, rifluiscano dentro. Luciano Bassani
- LA SFIDA PER RIGENERARE LE STAMINALI ANZIANE
L'invecchiamento delle cellule staminali è un processo biologico attraverso il quale le cellule staminali perdono la loro caratteristica capacità di rigenerarsi e differenziarsi in altri tipi di cellule. La sfida per rigenerare le staminali anziane Con l'età, le cellule staminali accumulano danni al DNA, subiscono cambiamenti epigenetici e mostrano un declino nella loro funzionalità. Questo fenomeno è associato a diverse condizioni patologiche e all'invecchiamento in generale, poiché le cellule staminali sono cruciali per il mantenimento della salute dei tessuti e la loro riparazione.Tra pochi anni la popolazione over 65 nel mondo occidentale supererà quella dei giovani e con l'aumento dell'aspettativa di vita aumenta anche la prevalenza di malattie legate all'età e alle condizioni degenerative. Ecco perché si stanno investendo ingenti somme di denaro in startup che studiano come rigenerare e ringiovanire le cellule invecchiate. In questo campo iperfinanziato di lotta all'invecchiamento entra in gioco la startup per la longevità Ananda Labs , basata su 10 anni di ricerca del pluripremiato Prof. Yossi Buganim dell'Università Ebraica di Gerusalemme. Il laboratorio Buganim è specializzato nell'utilizzo della biologia delle cellule staminali e delle tecnologie di riprogrammazione nucleare all'avanguardia per far progredire il campo della medicina rigenerativa. Il Prof. Buganim è un leader mondiale nel campo delle cellule staminali e della riprogrammazione ed è stato il primo a scoprire una combinazione di geni in grado di convertire le cellule adulte in cellule staminali placentari. Questa inversione dell'età è accompagnata da una funzione migliorata e da cellule più sane. La tecnologia esclusiva di Riprogrammazione Epigenetica Placentare (RPER) di Ananda Labs basata sul ringiovanimento tratta la pelle invecchiata e le cellule staminali del sangue con una combinazione brevettata di "fattori di riprogrammazione" placentari ed embrionali. Cellule staminali La tecnologia placentare RPER non altera il DNA delle cellule, altera piuttosto l’epigenetica cioè i meccanismi biologici influenzati dall'ambiente che accendono e spengono i geni. L'epigenetica studia l'impatto delle scelte di vita quotidiane (come stress, fumo o attività fisica) sui nostri geni e il loro ruolo nell'innescare o prevenire le malattie. RPER è progettato per modificare l'epigenetica cellulare, regolando così l'espressione genica per prevenire le malattie e raggiungere una longevità più sana. Studi preclinici hanno dimostrato che la riprogrammazione parziale delle cellule può ripristinare significativamente l'orologio epigenetico, incrementando il tono muscolare, migliorando la capacità rigenerativa e invertendo i biomarcatori dell'osteoartrite. Sebbene i prodotti Ananda debbano essere sottoposti a ulteriori studi clinici e di sviluppo prima di poter essere sottoposti all'approvazione normativa, Eliron Yaron, co-fondatore di Ananda Lab, afferma che il primo prodotto potrebbe essere pronto tra circa quattro anni. "Si tratterà di un trattamento organico che migliorerà la pelle riducendo rughe e cicatrici", afferma."Il paziente si recherebbe nello studio del medico per una piccola biopsia delle cellule prelevate da dietro l'orecchio. I nostri laboratori coltiverebbero e ringiovanirebbero le cellule per due mesi, migliorandone la capacità di riparare e rigenerare il tessuto cutaneo. Le cellule ringiovanite verrebbero poi reiniettate : il paziente avrà le sue cellule, ma saranno più giovani del 40-50%". La perdita di elasticità e funzionalità della pelle è uno dei primi segni di invecchiamento del corpo. Yaron afferma che la preparazione di Amanda potrebbe consentire alle persone di "smettere di usare l'acido ialuronico e usare il nostro trattamento naturale per ottenere risultati migliori”. È in fase di sviluppo anche una formulazione preventiva per ringiovanire il sistema immunitario. "Il ringiovanimento del sistema immunitario è l'applicazione che ci entusiasma di più per il suo impatto reale", afferma West. "Quando hai più di 50 anni, afferma Yaron, diventi più incline alle mutazioni che causano malattie che il corpo non riesce a ripulire. Se si riesce a prolungare l'aspettativa di vita mantenendola libera da malattie, allora invece di avere tumori a 50 anni, potresti averli a 80, il che darà un periodo più lungo di buona vita prima di sviluppare malattie". Yaron afferma che gli scienziati di Ananda stanno anche studiando come invertire la caduta dei capelli e i capelli grigi e come invertire i danni alla vista causati dalla degenerazione maculare legata all'età. L'azienda prevede di esplorare ulteriori applicazioni della sua tecnologia di riprogrammazione epigenetica."Abbiamo ancora molti anni di lavoro davanti a noi", avverte West, "ma sembra possibile che possiamo riprogrammare le cellule umane affinché funzionino in modo più efficace”. Luciano Bassani
- RUBISCO, il magazzino delle foglie che rivoluzionerà il mondo alimentare. Il metodo DAY 8 che si concentra sulle foglie di banano. 2,7 trilioni di biomassa!
Day 8 è stata fondata nel luglio 2023 dagli scienziati diventati imprenditori Daniel Rejzner, CEO, e Dana Marom, CTO. Questa startup israeliana è specializzata nell'estrazione dalle foglie scartate della proteina vegetale RuBisCO, molto ambita dall'industria alimentare. Image courtesy of Day 8 Il RuBisCO (abbreviazione di ribulosio 5-bisfosfato carbossilasi/ossigenasi) è immagazzinata in tutte le foglie verdi ed è considerato l'enzima più abbondante sulla Terra. A differenza di molte altre proteine vegetali, RuBisCO è completo, ricco di aminoacidi essenziali, vitamine, nutrienti, minerali e antiossidanti. Fino a qualche anno fa mancavano studi che approfondissero le possibili applicazioni del RuBisCO nel consumo umano. Di recente, l'industria del mercato a base vegetale ha adottato RuBisCO come fonte sostenibile di proteine e lo ha commercializzato . Ma i progressi sono lenti a causa degli elevati costi di produzione. Ed è qui che entra in gioco Day 8 . L'azienda con sede a Rehovot (Israele) ha sviluppato il primo approccio nel suo genere per estrarre la polvere proteica RuBisCO dalle foglie di raccolto scartate, concentrandosi principalmente sulle foglie di banano. "Le banane hanno un vantaggio per quanto riguarda la filiera perché crescono tutto l'anno", spiega Marom, biochimico con 20 anni di esperienza nel settore alimentare. "La coltivazione delle banane è una delle più diffuse al mondo, e le sue foglie sono molto grandi e forti, quindi non siamo in corsa contro il tempo quando raccogliamo queste foglie", afferma. Israele non importa banane, quindi la coltivazione locale avviene su larga scala. Ciò ha aiutato Day 8 a concludere accordi con tre importanti coltivatori nazionali di banane in difficoltà a causa della guerra in corso a Gaza. Rejzner, laureato in fisica, afferma che il processo di raccolta delle foglie non richiede alcuna modifica alle abitudini degli agricoltori. Uno dei principali vantaggi del metodo Day 8 è che elimina i costi associati alla coltivazione di materie prime che verranno poi solo utilizzate per l'estrazione delle proteine, come la soia. "Sapevamo che lavorare con i rifiuti ci avrebbe resi competitivi in termini di costi e avrebbe facilitato l'espansione", sottolinea Rejzner.Il metodo ha il potenziale di riciclare fino a 2,7 trilioni di tonnellate di biomassa fogliare indesiderata, aiutando l'industria alimentare a ridurre il suo impatto ambientale. "In pratica si tratta di prendere i rifiuti ed estrarre materie prime da terreni agricoli che erano apparentemente svuotati", afferma Marom. In effetti, il nome "Day 8 " (Ottavo giorno) affonda le sue radici nella convinzione che il mondo sia stato creato in sette giorni e che l'ottavo giorno sia diventata "nostra responsabilità proteggerlo e nutrirlo". "In questo simbolico ottavo giorno, scopriamo il nostro scopo: salvaguardare il pianeta e le sue risorse rivoluzionando il modo in cui produciamo e consumiamo cibo". Nonostante il mercato delle proteine alternative sia attualmente valutato 18 miliardi di dollari, deve affrontare una serie di sfide, prima fra tutte il gusto che, nonostante gli sforzi del settore, non è ancora paragonabile alle proteine di origine animale. I fondatori affermano che, grazie al processo unico di Day 8, la proteina estratta è completamente insapore. Inoltre, il prodotto estratto è naturale al 100%, a differenza di alcune proteine alternative che comportano la modifica genetica della pianta ospite. Marom spiega che la consistenza della polvere proteica del Day 8 è esattamente la stessa della proteina derivata dalle uova. Rejzner aggiunge che i prodotti Day 8 possono anche fungere da potenziale sostituto delle proteine del siero del latte, un sottoprodotto della produzione del formaggio ampiamente utilizzato nel settore del fitness. "Il nostro prodotto viene assorbito meglio dall'organismo, è ipoallergenico, vegano, più economico e non ha retrogusto", spiega Rejzner. Le stesse proprietà si applicano alle alternative vegetali ai latticini create con i prodotti Day 8, come latte, formaggio e yogurt vegani. Marom fa notare che le alternative vegetali ai latticini contengono spesso una lista infinita di ingredienti, la maggior parte dei quali vengono aggiunti per emulare la consistenza dei latticini di origine animale. "Spesso questi prodotti hanno molti grassi e pochissime proteine. Il nostro obiettivo è ridurre al minimo quell'elenco di ingredienti; meno ingredienti chimici e più sani". Il primo mercato di riferimento sono gli Stati Uniti, che hanno sia una quota di mercato dei consumatori maggiore sia normative alimentari relativamente permissive. "Una volta che sarà approvato dalla FDA , sarà più facile ottenere l'approvazione in Europa e in Israele", aggiunge Marom. Luciano Bassani - Fisiatra in Milano
- Basta abuso di antibiotici specialmente in giovane età. Lo scrive Luciano Bassani che fa il punto sulle strabilianti ricerche israeliane.
Secondo un nuovo studio, somministrare antibiotici ai topi giovani potrebbe renderli più aggressivi in età avanzata. I ricercatori dell'Università di Ramat Gan, nel centro di Israele, ritengono che le loro scoperte potrebbero essere rilevanti anche per gli esseri umani. Image courtesy of Freepik Secondo i loro studi esiste un legame significativo tra gli antibiotici (farmaci usati per curare le infezioni batteriche) e i diversi microrganismi dell'intestino, noti come microbioma . Nello specifico lo scopo degli studi era analizzare come antibiotici somministrati durante l'infanzia possano compromettere lo sviluppo e limitare la diversità del microbioma, e come questa alterazione possa influenzare il comportamento del paziente da adulto. Lo studio ha utilizzato topi “umanizzati” nei quali erano stati impiantati batteri intestinali provenienti da neonati che avevano ricevuto antibiotici subito dopo la nascita. "Questo approccio aumenta la rilevanza dei risultati per la salute e il comportamento umano, fornendo spunti su come l'esposizione precoce agli antibiotici possa plasmare i comportamenti sociali futuri", hanno spiegato in un comunicato stampa. I ricercatori hanno misurato i livelli di aggressività introducendo un topo estraneo nella gabbia di un topo residente e osservandone le reazioni. "I nostri risultati sono rivoluzionari", ha affermato il Prof. Omry Koren , che ha guidato lo studio presso la Facoltà di Medicina Azrieli della BIU con la studentessa laureata Atara Uzan-Yuzari. "Suggeriscono che un microbioma interrotto durante periodi critici dello sviluppo può portare a comportamenti aggressivi persistenti più avanti nella vita". Ciò apre nuove prospettive per comprendere come gli interventi nella prima infanzia possano influenzare i risultati comportamentali a lungo termine e per sviluppare strategie volte ad attenuare tali effetti. Lo studio, pubblicato sulla rivista Brain, Behavior, and Immunit y , si basa su precedenti esperimenti condotti sui moscerini della frutta. Utilizzando topi, in particolare quelli a cui è stato impiantato il microbioma umano, l'indagine fa un ulteriore passo avanti, esaminando i cambiamenti comportamentali, biochimici e neurologici. "Questo studio fa luce sul ruolo del microbioma intestinale nella modulazione dell'aggressività e mette in evidenza i suoi potenziali canali di azione, offrendo spunti per lo sviluppo di strategie terapeutiche per i disturbi correlati all'aggressività", affermano gli autori. Lo studio è stato finanziato da una borsa di studio del Consiglio europeo della ricerca. La conclusione dovrebbe essere che l’abuso di antibiotici soprattutto nell’infanzia oltre a portare a drammatici fenomeni di resistenza può portare ad alterazioni psichiche con insorgenza di gravi fenomeni di aggressività. Meglio dunque ricorrere agli antibiotici solo in condizione di necessità assoluta, seguire una dieta sana ricca di frutta e verdura e fare uso di probiotici per mantenere in equilibrio il microbiota. Luciano Bassani - Fisiatra in Milano Tag: Israele Centri di eccellenza Medicina israele israele ricerca
- I RISCHI DELLE GOMME DA MASTICARE. MEGLIO LE FOGLIE DI MENTA O I BASTONCINI DI CANNELLA!
La pratica di masticare gomma americana conosciuta anche come chewing gum, ha origini molto antiche e interessanti. I primi a utilizzare una sostanza da masticare furono le popolazioni indigene del Centro America, come i Maya dello Yucatan, che estraevano il lattice da alberi chiamati Manilkara chicle , una pianta tropicale sempreverde originaria del Centro America . Questa abitudine ha dunque radici millenarie, risalenti a più di 500 anni fa . William Semple brevettò, nel dicembre 1869, una prima forma insapore di gomma da masticare. Da allora, la gomma da masticare è diventata un prodotto ampiamente diffuso a livello mondiale. Il significato culturale della gomma da masticare si è evoluto nel tempo: inizialmente era un prodotto naturale con scopo pratico e sociale, poi è divenuta un simbolo di svago, freschezza e consumo quotidiano, spesso associata anche a pratiche di pulizia orale. Per quanto riguarda gli effetti positivi, ma https:// www.studiomedicobassani.it/ sticare la gomma può contribuire a stimolare la produzione di saliva, migliorando l'igiene orale e potenzialmente aiutando a pulire i denti. Inoltre, può favorire la concentrazione e la riduzione dello stress in alcune persone. Tuttavia, esistono anche effetti negativi legati a un consumo eccessivo o non corretto: dolori ai muscoli della masticazione, danni all'articolazione temporo-mandibolare e problemi intestinali, soprattutto se si usano gomme con dolcificanti artificiali. L’abitudine di masticare chewing gum è un’abitudine entrata nella normalità della vita quotidiana. Purtroppo masticare un singolo pezzo di gomma può rilasciare fino a 3.000 particelle di plastica direttamente in bocca . Secondo i ricercatori dell'Università di Los Angeles, anche solo pochi minuti passati a masticare una gomma espongono a centinaia, a volte migliaia, di microplastiche, a seconda delle dimensioni e degli ingredienti della gomma . Queste particelle di plastica utilizzate nelle gomme da masticare purtroppo non sono innocue, infatti includono la stessa plastica usata per produrre buste della spesa, bottiglie di plastica e persino pneumatici per auto. Quando si mastica una gomma, non si sta solo rinfrescando l’alito, ma si sta anche assumendo frammenti microscopici di plastica. I tipi di plastica più abbondanti sono polietilene e polipropilene, ampiamente utilizzati in contenitori e imballaggi in plastica per alimenti, giocattoli, componenti automobilistici, dispositivi medici e altro ancora. I ricercatori hanno confermato che il rilascio di microplastiche non è causato dagli enzimi presenti nella saliva, piuttosto, è il movimento ripetitivo della masticazione, ovvero la pressione ripetuta , a staccare le particelle di plastica. Questo stress meccanico fa sì che i frammenti di plastica si sfaldino nella saliva . I ricercatori hanno misurato solo plastiche di 20 micrometri o più grandi a causa dei limiti dei loro strumenti. Ciò significa che il numero totale di particelle è probabilmente persino superiore a quanto riportato. Le nanoplastiche che sono abbastanza piccole da entrare nelle cellule e viaggiare attraverso il flusso sanguigno non sono state incluse nei conteggi. Inoltre il danno ambientale causato dalle gomme da masticare scartate viene spesso liquidato come un problema di rifiuti, ma si tratta invece di una forma di inquinamento da plastica che persiste per decenni. Come altre materie plastiche, le gomme da masticare sintetiche non sono biodegradabili e possono persistere nell'ambiente per molti anni. Ciò significa che una volta sputate, continuano a rilasciare microplastiche nel suolo e nelle fonti idriche. Un altro problema correlato è rappresentato dal costo e dalla difficoltà per ripulirle dall'ambiente. La pulizia non solo richiede molto lavoro, ma è anche costosa poiché la gomma da masticare si indurisce nel tempo, non si lava via con la pioggia o si degrada al sole: deve essere rimossa manualmente. Se si comprende la gravità del problema è utile limitare l'utilizzo di questi chewing-gum provando a sostituirli con foglie di menta fresca o bastoncini di cannella che offrono lo stesso sapore senza sostanze chimiche o plastica. Queste opzioni naturali non solo rinfrescano l'alito, ma forniscono anche oligoelementi e fitonutrienti che supportano la digestione e la salute orale. Luciano Bassani - Fisiatra in Milano
- NEUROSTEER: DA ISRAELE IL TEST INDOSSABILE PER DIAGNOSTICARE L'ALZHEIMER - ORA SI PUÒ MONITORARE IL CERVELLO IN TEMPO REALE
Proprio come un test da sforzo cardiaco misura la funzionalità cardiaca in stato attivo e di riposo, un test audioguidato della startup israeliana Neurosteer valuta il cervello in stato di stress e di rilassamento per la diagnosi precoce del Parkinson, dell'Alzheimer e della demenza vascolare. Image courtesy of Neurosteer Creato nel 2015 dal suo sviluppatore Nathan Intrator, professore di informatica e neuroscienze presso l'Università di Tel Aviv, il dispositivo Neurosteer è la prima piattaforma indossabile per l'interpretazione dell'attività cerebrale al mondo. Neurosteer è un dispositivo di classe II, approvato dalla FDA che reinventa sostanzialmente la tecnologia EEG (elettroencefalografia), che registra l'attività elettrica spontanea del cervello. ”Dopo alcuni anni mi sono reso conto che un metodo matematico avanzato con cui avevo famigliarità avrebbe potuto ridurre la necessità di un gran numero di elettrodi” racconta Nathan Intrator a Israel 21. La musica rende il test più piacevole per i soggetti", dice Intrator . Con Neurosteer, gli EEG possono essere eseguiti senza un tecnico specializzato e senza un neurologo che interpreti i risultati. Il sistema è unico anche perché sfrutta la potenza della musica. "Forniamo sfide cognitive ed emotive al cervello tramite la musica, e poi osserviamo la risposta del cervello. I pazienti ascoltano istruzioni verbali e poi sentono più note musicali. Viene chiesto loro di premere un pulsante quando viene suonata una certa nota o quando viene suonata una nota successiva a una nota che era uguale o diversa. Quindi utilizziamo musica rilassante per riportarli all'attività cerebrale in stato di riposo, che è una delle prime funzioni cerebrali a essere danneggiata nei disturbi neurodegenerativi". Una striscia di elettrodi adesivi monouso indossata sulla fronte trasmette segnali a un sensore mentre il paziente ascolta la musica e le istruzioni tramite le cuffie. I segnali vengono interpretati con un software basato su cloud utilizzando biomarcatori approvati dalla FDA, anch'essi sviluppati dall'azienda. I risultati vengono visualizzati graficamente su un monitor e sono disponibili in seguito tramite il portale. Image courtesy of Neurosteer La componente musicale del sistema è stata sviluppata dal direttore della valutazione cognitiva dell'azienda Neta Maimon , docente presso l'Università di Tel Aviv, violoncellista professionista e dottore di ricerca in psicologia cognitiva. "Il mio cuore è nell'intersezione tra musica, tecnologia, neuroscienze cognitive e analisi dei dati. Sto esplorando con passione i vari modi in cui la combinazione di questi argomenti può migliorare la vita delle persone", ha affermato. Neurosteer è stato testato in Israele l'anno scorso per valutare pazienti affetti da Parkinson e tremore essenziale. È stato persino testato su monaci tibetani per vedere l'effetto della meditazione sul cervello. Uno studio presso il Mount Sinai Medical Center di New York utilizza il dispositivo Neurosteer per monitorare i pazienti neurocritici in terapia intensiva per eventi cerebrali avversi. Intrator sottolinea che in terapia intensiva cardiaca spesso ci si focalizza solo sul trattamento dei problemi cardiaci ignorando il fatto critico che lo scopo principale del sistema cardiorespiratorio è quello di fornire sangue ossigenato al cervello. "Senza monitorare il cervello allo stesso tempo, si possono causare molti danni mentre la persona si trova in terapia intensiva cardiaca o neurologica: si chiama 'sindrome post-terapia intensiva'. Ci sono 80.000 posti letto in terapia intensiva negli Stati Uniti e siamo determinati a fornire il nostro dispositivo molto piccolo e facile da usare per avvisare automaticamente i medici, in modo tempestivo, in modo da ridurre i danni cerebrali che potrebbero verificarsi". "A febbraio 2023, la FDA ha approvato il primo farmaco per rallentare l'Alzheimer", afferma Intrator. Un farmaco simile è stato approvato quest'anno. "Improvvisamente è diventato molto importante rilevare se una persona è affetta da Alzheimer il più presto possibile, anche in assenza di chiari segni di declino cognitivo, perché i farmaci non possono invertire la condizione, ma solo rallentarla". Negli Stati Uniti, i nuovi farmaci possono essere approvati per i pazienti se una scansione PET radioattiva mostra un accumulo di sostanza beta-amiloide nel cervello, un segno iniziale dell'Alzheimer. Tuttavia, poiché le persone affette da demenza vascolare (calcificazione delle arterie che riduce il flusso di sangue ossigenato al cervello) non possono assumere questa nuova classe di farmaci, è necessaria anche una risonanza magnetica. Secondo Intrator, la piattaforma Neurosteer offrirebbe un'alternativa non invasiva e molto meno costosa. Intrator sottolinea che il declino cognitivo precoce, così come traumi, stress e ansia, sono spesso ben gestiti da meditazione, cambiamenti nello stile di vita e nella dieta ed esercizi di stimolazione cerebrale. Molti vorrebbero assumere i nuovi farmaci per prevenire l'Alzheimer. "Ma questo farmaco ha molti effetti collaterali e deve essere prescritto con attenzione. Ecco perché c'è bisogno di un test ampiamente distribuibile che possa indicare chiaramente se c'è un accumulo di beta amiloide e in generale un cambiamento nella funzione cognitiva", afferma Intrator. Luciano Bassani - Fisiatra in Milano










