Servizi per la comunità Ebraica Milano
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Rabbinato
Il Rabbinato Centrale della Comunità Ebraica di Milano è al servizio degli iscritti, nel campo dell’insegnamento e della formazione, con corsi
e lezioni accessibili a tutti online per ogni occasione della vita ebraica.
Chiusi Shabat e festività
Ebraiche
Rav.
Alfonso Arbib
Milà - Circoncisione
Bat mitzvà - Maggiorità religiosa delle ragazze ai 12 anni
Bar mitzvà - Maggiorità religiosa dei ragazzei ai 13 anni
Matrimoni - Organizzazione della cerimonia religiosa, scrittura della ketubà, certificazione e gestione matrimoni civili
Decessi - Supporto ai famigliari H24, gestione pratiche cimiteriali, gestione anniversari
Bet Din (Tribunale rabbinico) - contenziosi personali e commerciali, divorzi e conversioni
Kashrùt - Certificazione e controllo di catering ed esercizi commerciali
La Milà
La Milà (circoncisione) non è un atto chirurgico qualsiasi, ma la consacrazione del patto (berit) stabilito tra il popolo d'Israele e D-o fin dai tempi del patriarca Abramo. È mitzvà sottoporre alla milà un bambino nell'ottavo giorno dalla nascita, anche se tale giorno cade in Shabat, di festa Solenne e di Kippur. La milà potrà essere rinviata solo per motivi di salute del neonato. Le milot rinviate e quelle dei bambini nati con parto cesareo non hanno luogo di Shabat o nei giorni festivi.
Il Bat Mitzvà
Per le ragazze l'obbligo di osservare le mitzvot inizia a 12 Anni compiuti; devono arrivare alla cerimonia del Bat Mitzvà con un'adeguata preparazione, sostenendo un esame analogo
a quello dei ragazzi. La donna è tenuta ad osservare le mitzvot con un impegno non inferiore a quello dell'uomo
Il Bar Mitzvà
È la maggior età religiosa del maschio. Il giovane ebreo che raggiunge l'età di 13 anni in data ebraica, assume la responsabilità dell'osservanza delle mitzvot e si chiama appunto per questo Bar Mitzvà. Alla cerimonia del Bar Mitzvà saranno ammessi soltanto coloro che, dopo aver sostenuto un esame alla presenza del Rabbino Capo o di un altro Rabbino da lui delegato, avranno dimostrato di essere seriamente preparati sul programma richiesto. Indipendentemente da questo, l'obbligo di mettere in pratica le mitzvot diviene fattuale con il compimento del tredicesimo anno. L'Ufficio Rabbinico, che dovrà essere contattato con un ampio preavviso, è a disposizione per dare le indicazioni per la preparazione agli esami e alla cerimonia. La cerimonia del Bar Mitzvà, se rimandata per motivi gravi, non può essere celebrata di Shabbat Teshuvà né nelle settimane fra il 17 di Tammuz e il 9 di Av.
Il Matrimonio
È uno dei doveri più importanti; il precetto ristabilisce l'unità originaria di Adamo che conteneva in sé il principio maschile e quello femminile e provvede alla continuità del popolo ebraico con la procreazione.
Quando una coppia decide di sposarsi, deve presentarsi all'Ufficio Rabbinato che provvederà a comunicare tutte le informazioni necessarie per stabilire la data delle nozze e per porre le basi per la fondazione di una casa e di una famiglia ebraica. In questa fase preparatoria del matrimonio i futuri sposi frequenteranno dei corsi organizzati dalla Comunità che li informeranno sul significato del matrimonio, sul diritto matrimoniale ebraico, sulla kasherut, sull'osservanza del sabato e delle feste, sull'insegnamento della Torà ai figli, sulle norme della Tahart ha mischpachà (rapporti coniugali), sulla mitzvà della tzedaqà (l'aiuto ai bisognosi).
Tali norme contribuiscono a creare quell'atmosfera di qedushà (santità) che rendono sola la famiglia ebraica e le assicurano la felicità e la benedizione divina. Il Tempio Maggiore a Milano o in altro luogo dovranno consegnare all'Ufficio di Stato Civile del Comune, oltre ai certificati richiesti dalla legge (nascita, cittadinanza, stato libero) una richiesta dell'Ufficio Rabbinico, che potrà essere ritirata presso il medesimo. Le pubblicazioni non si debbono fare di Sabato, né di giorno di festa ebraica.
Fissata la data delle nozze, ottenuto il nulla osta da parte dell'Ufficiale di Stato Civile del Comune, gli sposi si presenteranno all'Ufficio Rabbinico per consegnare tali documenti e per fornire i nomi ebraici propri e dei genitori, necessari per la scrittura della Ketubà (contratto matrimoniale).
La sposa prenderà accordi per fare la Tevilà (bagno rituale) nel Miqvè. Il Miqvè è una vasca contenente acqua di fonte o acqua venuta a contatto con acqua di fonte o acqua piovana, costruita secondo determinate norme. Per essere conforme alle regole, la Tevilà deve essere fatto solo nel Miqvè (o, a determinate condizioni, in acqua di fonte, di mare, etc.). La Tevilà può essere fatto solo quando siano trascorsi almeno sette giorni dalla fine del periodo mestruale. Durante la Tevilà, la donna dovrà curare di non avere indosso anelli o forcine, lacca sulle unghie, rossetto o qualunque altra cosa che impedisca il contatto con l'acqua; durante l'immersione la bocca deve essere chiusa ma non serrata.
La Tevilà dovrà essere effettuata prima del matrimonio. Secondo la Torà, la vita sessuale è parte fondamentale dell'esistenza e rientra nel progetto della creazione. Scopo del rapporto sessuale, acanto alla procreazione, è anche quello di creare una vita di coppia armoniosa. Trascorsi sette giorni dalla constatazione della totale assenza di perdite di sangue, la donna si immerge nel miqvè. Il rispetto di queste regole ha, tra le altre conseguenze, il fatto che astenendosi per almeno dodici giorni al mese dall'avere rapporti sessuali, i coniugi sono indotti fin dall'inizio a impostare il matrimonio su altre forme di dialogo e comunicazione. Dopo ogni Tevilà si ha così un rinnovamento dei rapporti con una riscoperta continua del proprio partner, cosa che contribuisce ad impedire che il rapporto possa inaridirsi. La Tevilà, eccetto quella che si deve fare prima del matrimonio e che può essere fatta di giorno, va fatta di sera dopo l'uscita delle stelle. La donna, prima dell'immersione, deve essere perfettamente pulita, il testo sulle orme della Tevilà può essere richiesto all'addetta al Miqvè.
È uso che i genitori degli sposi e lo sposo salgano alla lettura della Torà il Sabato precedente il giorno del matrimonio.
Lo sposo acquista un anello che dovrà dare alla sposa al momento del matrimonio. Non è uso ebraico lo scambio degli anelli. Il Cohen è sottoposto ad alcune limitazioni nella scelta della sposa (ad esempio non può sposare né una divorziata, né una convertita).
È proibito celebrare matrimoni di Sabato, nelle feste solenni e mezze feste; non si usa celebrare matrimoni nemmeno nei giorni di digiuno, nei giorni che vanno dal 17 di Tamùz al 9 di Àv e durante una parte dei giorni dello Òmer.
L'Avelut
(Lutto)
Quando una persona entra in agonia, sarà cura dei familiari recitare le preghiere prescritte prima del decesso. I familiari possono chiedere l'assistenza di un Rabbino. Qualora il decesso avvenga di Shabbat o di Moed, si contatti attraverso un non ebreo un'agenzia funebre di fiducia, anche per accelerare i tempi della sepoltura.
Avvenuto il decesso, i parenti che si trovano presso il morto (genitori, figli, fratelli, coniuge) dovranno fare la Kerià, in caso di decesso di un genitore, nella lacerazione delle vesti dalla parte sinistra in corrispondenza del cuore pronunciando ognuno la formula "Baruch...Dayan Ha Emet" (Benedetto...il Giudice di Verità). In caso di decesso di un altro parente stretto, la lacerazione verrà effettuata a destra. Se è presente un Rabbino sarà suo compito aiutare i familiare a provvedere a questa triste cerimonia.
È possibile altrimenti fare la Kerià al cimitero subito dopo la sepoltura. Nel caso di lutto per la morte di un genitore, gli abiti con la Kerià dovranno essere tenuti fino al termine del 7° giorno di Avelut (Shiv'à). La Kerià non si fa di Sabato o Moed.
La salma dovrà essere coperta, avvolta in un lenzuolo e deposta a terra. Si accenderanno (non di Shabbat) delle candele attorno alla salma ed un lume che dovrà ardere ininterrottamente fino al compimento del 7° giorno della sepoltura nella stanza in cui è avvenuto il trapasso.
Nella stanza in cui si trova la salma verranno coperti gli specchi.
Da questo momento ha inizio la veglia del morto da parte dei familiari i quali come prescrive la tradizione leggeranno i Salmi (in ebraico o in qualsiasi altra lingua) fino al momento del funerale. I parenti potranno chiedere alla Comunità i libri per fare essi stessi la veglia o chiedere la presenza di un vegliante autorizzato. È evidente che il valore delle preghiere recitate dai familiari è assai più grande di quanto non sia quello delle preghiere dette da un'altra persona.
Per tutto il periodo che va dalla morte alla sepoltura i parenti sono Onenim e possono occuparsi soltanto di ciò che è necessario per i funerali, mentre sono esonerati dalla osservanza dei precetti (Tefillà, Tefillin, Birkat ha Mazon, ecc.) e non soltanto per Minian.
La salma viene sottoposta a Rechizà (lavaggio rituale) e vestita con Tachrichin (indumento di tela bianca che viene fornito dalla Comunità.
Dopo il funerale inizia l'Avelut, che dura 7 giorni (il giorno della sepoltura è già considerato il primo giorno e il settimo giorno termina dopo la preghiera del mattino). Agli Avelim (genitori, figli, fratelli o coniuge del defunto) non è permesso lavorare durante i sette giorni di Avelut. Al ritorno dal cimitero essi dovranno consumare il paso di Avelut che sarà portato in dono da un'altra famiglia ebrea, stando seduti per terra o su bassi panchetti. Questo pasto è composto da pane, uova sode, sale e caffè; alcuni aggiungono olive e biscotti; gli Avelim possono sedersi a tavola, ma debbono mangiare seduti sui loro sgabelli per tutti i sette giorni ad eccezione del Sabato, nel quale possono sedersi regolarmente a mensa. Se il decesso è avvenuto nell'imminenza di Pesach, Shavout, Sukkot, Rosh ha Shanà e Kippur, il conteggio dei giorni di Avelut cambia: bisogna quindi rivolgersi all'Ufficio Rabbinico per conoscere le variazioni previste.
Gli Avelim non mettono i Tefillin il primo giorno di lutto.
Gli Avelim non possono farsi la barba durante i 30 giorni successivi alla sepoltura; per i genitori, la barba potrà essere fatta a partire dal 31° giorno e solo su invito pressante d i un compagno; il periodo di 31 giorni non si riduce anche se c'è una festa.
Al settimo giorno, al trentesimo e ai dodici mesi dalla sepoltura, gli Avelim si recheranno al Cimitero per recitare le preghiere di rito sulla tomba del parente scomparso. È bene che al cimitero ci sia Minian, in modo che sia possibile dire Kaddish. È uso mettere la lapide dall'11° al 12° mese.
Il Kaddish (vedi più avanti) deve essere recitato dagli Avelim nell'anno di lutto, durante le preghiere del mattino e della sera. La recitazione del Kaddish si interrompe le prime tre settimane del 12° mese. Si può chiedere alla Comunità di ricordare il nome del defunto per tutta la durata dell'anno di lutto durante le preghiere quotidiane.
La sepoltura ebraica è in terra. È severamente vietata dalla legge ebraica l'apposizione sulle lapidi di fotografie, sculture e altre immagini,
Durante i 30 giorni di lutto, o - nel caso del lutto per un genitore - durante tutto l'anno di lutto, non si devono fare né si deve partecipare a riunioni mondane o di divertimento. In caso di feste di famiglia o di amici, è bene rivolgersi all'Ufficio Rabbinico per sapere come comportarsi.
Chi segue il funerale e visita le tombe del Cimitero deve avere il capo coperto. Nei giorni di Sabato, di Festa solenne, di mezza festa, Rosh Chodesh, Channucà e Purim, il Cimitero resta chiuso ai visitatori. La Comunità è a disposizione delle famiglie per fornire ogni aiuto e ogni spiegazione, per confortarle ed essere a loro vicina. La Comunità ha pubblicato un libro "Regole ebraiche di lutto" che viene dato alle famiglie in lutto e che può essere anche richiesto all'Ufficio Rabbinico.
A tutti i maschi Kohanìm, ovvero i discendenti di Aharòn Hakkohèn per via patrilineare, che non derivino da unioni vietate, è vietato venire in contatto con cadaveri, entrare in stanze dove si trovano cadaveri, o entrare al cimitero, se non per la sepoltura del padre, madre, figlio, figlia, fratello, sorella vergine, o moglie. In caso di decesso di uno di questi parenti, è loro permesso venire a contatto con il cadavere, provvedere alla sepoltura ed entrare al cimitero; terminata la sepoltura, non è più loro permesso entrare al cimitero per visitare la tomba, neanche nei periodi di lutto.
ANNIVERSARI
Il primo anniversario cade 12 mesi ebraici esatti dal giorno della sepoltura. Quelli successivi cadono il giorno della morte secondo lunario ebraico. Se il decesso è avvenuto nel mese di Adar in un anno embolismico (con due Adar), l'anniversario cadrà, in un anno embolismico, in quello dei due Adar in cui il decesso è avvenuto e nell'anno normale dell'unico Adar; se è avvenuto in anno normale cadrà sempre di Adar Shenì o nell'unico Adar. È consuetudine fare un limud (studio) in occasione dell'anniversario.