RSA Arzaga: La RSA della Comunità Ebraica di Milano: un modello di futuro dove tecnologia e umanità si incontrano
- PortaleCEM

- 1 giorno fa
- Tempo di lettura: 3 min
Nuove sfide, nuove cure e un’unica missione: valorizzare la persona anziana - Le Residenze Sanitarie Assistenziali stanno cambiando volto. Niente più corridoi anonimi e routine rigide: le nuove RSA nascono come luoghi di vita, non solo di cura, dove tecnologia e umanità si incontrano per restituire dignità, autonomia e valore alle persone.

L’obiettivo è chiaro: mettere la persona al centro. Non si tratta solo di gestire patologie croniche o fragilità legate all’età, ma di costruire percorsi personalizzati, capaci di rispettare i ritmi, le abitudini e i desideri di ogni ospite.
«Ogni anziano ha una storia, un’identità e delle potenzialità che meritano di essere riconosciute», spiega la direttrice di RSA Arzaga Dott.ssa Daniela Giustiniani. «Il nostro compito è quello di dare dignità alle persone, valorizzarle e accompagnarle per mano in questa fase della loro vita.
Le nuove RSA vengono progettate con criteri di architettura terapeutica: spazi luminosi, colori caldi, giardini sensoriali e ambienti personalizzabili che ricordano una casa più che un ospedale. Le aree comuni favoriscono la socialità, mentre percorsi sicuri e ben studiati aiutano anche chi soffre di decadimento cognitivo a ritrovare una parvenza di realtà.

“La tecnologia è una presenza costante, ma discreta afferma il Dott. Flavio Galli Direttore sanitario della RSA. Sensori intelligenti come Ancelia monitorano i parametri vitali e prevengono le cadute, piattaforme digitali mantengono il contatto con i familiari”.
In un futuro molto vicino assistenti robotici supporteranno il personale nei compiti più faticosi.
Tutto, però, con un obiettivo preciso: sostenere il lavoro umano, non sostituirlo. Il cuore dell’assistenza resta la relazione diretta, l’ascolto, la carezza, il sorriso.
L’aumento dell’età media e la crescita delle patologie croniche rendono l’assistenza sempre più complessa. Per questo, le RSA di nuova generazione si affidano a équipe multidisciplinari: medici, infermieri, fisioterapisti, psicologi, educatori, intrattenitori e nutrizionisti lavorano insieme, condividendo informazioni e strategie per ogni singolo ospite.
Il risultato è un approccio olistico che guarda non solo alla salute fisica, ma anche a quella emotiva e relazionale.
Un altro aspetto innovativo è l’apertura verso l’esterno. Le nuove strutture diventano luoghi di incontro intergenerazionale, con laboratori, eventi culturali e progetti condivisi con scuole e associazioni del territorio.
Gli anziani non sono più isolati, ma tornano a essere parte attiva della comunità, custodi di memoria e testimoni di esperienze.

Questo significa che l’anziano ospite può vivere quotidianamente in un ambiente che riconosce e valorizza anche la sua identità religiosa e culturale, senza che ciò pregiudichi l’accesso a tecnologie avanzate e a una cura altamente professionale.
Questo nuovo modello di RSA rappresenta una sfida e, insieme, una promessa: coniugare innovazione e umanità, scienza e sensibilità.
Non più istituti di accoglienza, ma centri di vita, dove il benessere nasce dall’incontro tra competenza professionale e rispetto profondo per la persona.
Perché, come amano ripetere gli operatori che credono in questo cambiamento, “non esistono anziani da assistere, ma persone da valorizzare.”

Nella nostra RSA succede anche molto di più:
Nella RSA della Comunità Ebraica accade qualcosa di prezioso. I bambini vengono a far visita agli anziani. In questi incontri semplici ma profondi nasce un ponte tra generazioni, fatto di ascolto, sorrisi e curiosità reciproca.
Per gli anziani, la presenza dei bambini porta luce, movimento e vitalità: ricorda loro che la vita continua a crescere e che il loro vissuto ha ancora un valore da trasmettere. Per i più piccoli, invece, è un’occasione unica per scoprire il rispetto, la memoria e l’importanza delle radici, imparando che ogni storia personale è un tassello fondamentale della storia di tutti.
Così, nella nostra RSA, questi momenti di incontro diventano un dono reciproco che arricchisce l’intera comunità.
Articolo di Luciano Bassani



Commenti